OBESITÀ: SEMPRE PIÙ UN’EPIDEMIA MONDIALE

Come a voi noto, il parametro utilizzato per diagnosticare l’obesità (dal 2013 una malattia!) è l’indice di massa corporea o BMI, calcolato come peso (in kg) diviso per altezza (in mt) elevata la quadrato. Si definisce così “normale” un individuo con BMI compreso tra 18.5 e 24.9; l’individuo è in sovrappeso quando il BMI è tra 25.0 e 29.9, ed è obeso quando il BMI è superiore a 30.

Nel 2013 l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) si era proposta di arrestare l’epidemia di obesità nel mondo, ma l’obiettivo è clamorosamente fallito, come dimostra uno studio appena pubblicato sul New England Journal of Medicine. Nel 2015, dei sette miliardi e mezzo di abitanti del pianeta, due erano in sovrappeso; di essi, più di 100 milioni di bambini (5%) e 600 milioni di adulti (12%) erano obesi. Il numero di soggetti obesi è raddoppiato dal 1980 al 2015 in oltre 70 Paesi sui 195 esaminati, ed è costantemente aumentato nella maggioranza dei Paesi analizzati. L’obesità è sempre più prevalente nei bambini che negli adulti, e generalmente più frequente nelle femmine che nei maschi.

Sempre nel 2015, un elevato BMI ha causato 4 milioni di decessi nel mondo, 2.7 dei quali per problemi cardiovascolari. In termini percentuali, l’eccesso di peso rappresenta il 7.1% di tutti i motivi di decesso.

In ITALIA l’eccesso di peso causa oltre il 6% dei casi di morte prematura e disabilità. Le malattie cardiovascolari, che dell’obesità sono una delle conseguenze principali, sono la principale causa di morte nel Paese, con un aumento del 7.9% tra 2005 e 2015. Ma il nostro non è sicuramente il Paese che sta peggio nel mondo. Cina e India, con 15.3 milioni e 14.4 milioni di bambini obesi, sono i Paesi con l’ipoteca più pesante per il futuro; in Brasile e Indonesia il tasso di obesità fra i bambini è triplicato dal 1980 al 2015. La maglia nera per quanto riguarda l’età adulta va all’Egitto con il 35% di soggetti obesi. Stati Uniti (80 milioni) e Cina (57 milioni) si aggiudicano il record per il numero assoluto di adulti obesi.

La fotografia scattata dai ricercatori è inclemente. Dato il ritmo dell’aumento dell’obesità e le difficoltà che le politiche pubbliche sul controllo del peso corporeo stanno incontrando, appare improbabile il raggiungimento dell’obiettivo “crescita zero” che l’OMS si era posto forse con eccessiva leggerezza e che resterà probabilmente lontano anche nei prossimi anni. Perdere peso è di solito uno dei buoni propositi che i soggetti sovrappeso fanno con l’anno nuovo o con l’approssimarsi delle vacanze estive. Dovrebbe invece diventare un impegno per sempre.

The GBD 2015 Obesity Collaborators. New Engl J Med June 12, 2017
DOI: 10.1056/NEJMoa1614362

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