VARIABILITÀ PRESSORIA ED EVENTI CARDIOVASCOLARI

La pressione arteriosa (PA) è un parametro assai variabile, che cambia minuto per minuto, giorno per giorno. La grandezza di questa variabilità dipende da una serie di fattori, che includono la rigidità delle arterie, il tono simpatico, il rilascio di sostanze vasoattive (vasocostrittrici e vaso dilatanti), la sensibilità dei barorecettori. La PA varia anche ogni volta che viene misurata (dal medico o dal paziente stesso), influenzata dai fattori di cui sopra, ma anche dall’aderenza alla terapia antiipertensiva, dal tipo di farmaco antiipertensivo, dal momento dell’assunzione della terapia rispetto al momento della misurazione, dall’intensità del trattamento antiipertensivo e dall’età del paziente. Esistono dati, peraltro molto contraddittori, che sembrano associare la variabilità della PA da visita medica a visita medica a un aumento degli eventi cardiovascolari e alla mortalità nei pazienti ad alto rischio in trattamento antiipertensivo.

A chiarire la questione hanno provveduto i ricercatori dello studio SPRINT (Systolic Blood Pressure Intervention Trial), che hanno condotto un’analisi post-hoc in una coorte di 7879 partecipanti randomizzati a obiettivi di pressione sistolica (PS) intensivi (<120 mm Hg) o standard (<140 mm Hg). La variabilità pressoria (OBPV) è stata calcolata come il coefficiente di variazione della PS misurata durante le visite a 3, 6, 9 e 12 mesi dello studio. Nella coorte esaminata, l’età più avanzata, il sesso femminile, la razza nera, il fumo, la malattia renale cronica e la malattia coronarica erano determinanti indipendenti di una maggiore OBPV. L’uso di diuretici di tipo tiazidico o di bloccanti del canale del calcio diidropiridinici era associato a una OBPV più bassa mentre l’uso di inibitori dell’enzima di conversione dell’angiotensina o di bloccanti del recettore dell’angiotensina era associato a una OBPV maggiore. Non vi era alcuna differenza nell’OBPV tra i partecipanti randomizzati a gruppi di trattamento standard o intensivo.

L’OBPV non è risultato associato all’end-point primario dello studio (eventi cardiovascolari fatali e non), all’insorgenza di ictus o insufficienza cardiaca. Nel 20% di pazienti con OBPV maggiore (quinto quintile) la mortalità totale era significativamente elevata (HR: 1.92; CI 1.22-3.03), ma nell’intera casistica esaminata, la relazione tra OBPV e mortalità non raggiungeva la significatività statistica (P=0.07). A conclusione del lavoro, gli Autori suggeriscono che i medici si concentrino sui valori assoluti di PA raggiunti con il trattamento, e in particolare sull’aderenza alla terapia antiipertensiva, senza considerare la variabilità pressoria. Almeno fino a quando studi prospettici ad hoc non dimostrino che una riduzione della variabilità pressoria si associ ad una riduzione di eventi cardiovascolari e mortalità.

Hypertension (IF=6.857) 70:751,2017

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