COLESTEROLO ALTO. A RISCHIARE INFARTO E ICTUS SONO SOPRATTUTTO GLI UNDER 45

Lo stretto legame tra colesterolo alto e rischio di infarto e ictus è ben noto a voi lettori di questa pagina. Un recente studio di grandi dimensioni conferma il nesso, evidenziando che a rischiare di più sono i giovani adulti sotto i 45 anni. La ricerca, condotta dal Multinational Cardiovascular Risk Consortium, ha esaminato i dati di 19 Paesi in Europa, Nordamerica e Australia, per un totale di 398.846 individui, con un follow-up massimo di 43.6 anni. L’età media dei partecipanti (48.4% donne) era di 51 anni.
Durante questo periodo, 54.542 individui hanno sviluppato un evento cardio- o cerebro-vascolare. Come atteso, all’aumentare della concentrazione plasmatica di colesterolo non-HDL (in pratica il colesterolo-LDL), aumenta il rischio di sviluppare un evento. L’aspetto più interessante (a parte l’elevato numero di individui analizzati e la loro eterogeneità genetica/geografica) è l’osservazione che la relazione tra colesterolo non-HDL ed eventi è particolarmente ripida nei soggetti più giovani (<45 anni) (Figura). In essi, una concentrazione plasmatica di colesterolo non-HDL di 145-185 mg/dl  raddoppia il rischio (HR=2.0; 95%CI 1.4-2.8 nei maschi e HR=1.8; 95%CI 1.3-2.4 nelle femmine) rispetto ai soggetti con colesterolo non-HDL <100 mg/dl.  Negli over-60 gli stessi valori di colesterolo non-HDL aumentano il rischio “solo” del 20% e del 30%, rispettivamente nelle donne e negli uomini.

Non si deve attendere un’età avanzata per identificare individui con aumentati livelli di colesterolo “cattivo” nei quali eseguire approfondimenti per determinare il livello di aterosclerosi a livello delle arterie. Attualmente questo può essere valutato in maniera non invasiva a livello carotideo, mediante ecoDoppler vascolare, o a livello coronarico, mediante TAC coronarica. In base all’esito di tali esami andrà poi identificato il trattamento più appropriato: dalle modificazioni dello stile di vita, incrementando l’attività fisica aerobica e correggendo abitudini alimentari sbagliate, fino alla prescrizione, se necessario, di nutraceutici e farmaci ipocolesterolemizzanti.

Lancet (IF=60.392) 394:2173,2019. doi: 10.1016/S0140-6736(19)32519-X

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