Il fumo uccide ogni anno nel nostro Paese più di 70mila persone. Ciononostante quasi 12 milioni di italiani, il 20 per cento della popolazione, continuano ad accendersi almeno una sigaretta ogni giorno (e abbiamo visto recentemente su questa pagina come una sigaretta al giorno basta ad aumentare il rischio cardiovascolare). Secondo i dati dell’Osservatorio fumo alcol e droga dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS), il numero delle donne fumatrici è in crescita (da 4.6 milioni del 2016 a 5.7 milioni del 2017), mentre quello degli uomini è in calo (da 6.9 a 6.0 milioni). Se non si riuscirà a invertire questa tendenza, l’impatto sulla salute femminile nei prossimi decenni sarà disastroso. Nel nostro Paese stanno infatti già aumentando le malattie correlate al tabacco nella popolazione femminile. A parte il ben noto ruolo del fumo sull’insorgenza di cancro e malattie cardiovascolari, nelle donne il fumo compromette la fertilità e la salute riproduttiva, si associa a menopausa precoce e fragilità delle ossa. Quindi smettere di accendere sigarette deve diventare una priorità per le donne fumatrici.
Le strategie a disposizione per smettere di fumare sono tante: la terapia sostitutiva della nicotina, di cui è stata ampiamente dimostrata l’efficacia, consiste nell’utilizzare diversi medicinali con un basso contenuto di nicotina in modo tale da attenuare i sintomi dell’astinenza. Caramelle, cerotti, inalatori o gomme da masticare possono essere acquistati in farmacia, senza ricetta, ma per stabilire tempi e dosi è bene seguire i consigli del proprio medico. Oppure si può ricorrere alla terapia farmacologica a base di vareniclina, bupropione o citisina, che sono in grado di ridurre il desiderio di nicotina e i sintomi di astinenza e rappresentano un valido sostegno anche per la dipendenza psicologica (deve essere prescritta dal medico che stabilisce tempi e dosaggi). A queste strategie si aggiungono il sostegno psicologico e gruppi di auto-aiuto, utili a motivare i fumatori e sostenerli nella propria scelta di smettere.