I CEREALI INTEGRALI RIDUCONO LA MORTALITÀ NEL DIABETE DI TIPO 2
I risultati di una meta-analisi presentati al congresso annuale della Società Europea per lo Studio del Diabete dimostrano che il consumo di cereali integrali, fibre, pesce e acidi grassi polinsaturi omega-3 riduce la mortalità per tutte le cause nei pazienti con diabete mellito di tipo 2 (T2D). In particolare, l’analisi di 82 studi prospettici per un totale di 5.879 pazienti, dimostra che l’aggiunta di una sola porzione (circa 20 g/die) di cereali integrali da alimenti come pane integrale, riso integrale o cereali per la colazione, è associata a una riduzione di circa il 16% della mortalità per tutte le cause. Il consumo di una porzione di pesce a settimana si associa a una riduzione della mortalità del 5%, il consumo di 5 g/die di fibre a una riduzione del 14% e l’assunzione di 0,1 g/die di acidi grassi polinsaturi omega-3 a una riduzione del 13%.
ACIDI GRASSI OMEGA-3 PER COMBATTERE L’EMICRANIA?
L’emicrania è tra le maggiori cause di disabilità nel mondo per il suo impatto elevato sulle attività sociali, lavorative e familiari: ne soffre il 12 per cento degli italiani ed è tre volte più prevalente nelle donne rispetto agli uomini.
Ricercatori americani dimostrano che un’alimentazione ricca in acidi grassi omega-3 può aiutare a ridurre gli attacchi di emicrania. Hanno randomizzato 182 pazienti (88% donne, età media 38 anni) con emicrania alla frequenza di 5-20 giorni al mese in tre gruppi di regime dietetico: controllo (EPA+DHA <150 mg/die e acido linoleico ~7% delle calorie totali), ricco di omega-3 (EPA+DHA 1.5 g/die e acido linoleico ~7% delle calorie), ricco di omega-3 e povero di omega-6 (EPA+DHA 1.5 g/die e acido linoleico ≤1.8% delle calorie).
Dopo 16 settimane, i regimi alimentari ricchi di omega-3 hanno prodotto una riduzione della durata degli attacchi di emicrania rispetto alla dieta di controllo, con benefici maggiori per chi ha seguito la dieta povera di omega-6: -1.7 ore/die vs. -1.3 ore/die. Sono diminuiti anche gli episodi mensili di emicrania: -4 giorni/mese con la dieta ricca di omega-3 e povera di omega-6 vs -2 giorni/mese con la dieta ricca di omega-3.
Restano da chiarire i meccanismi alla base di questi risultati, come resta da capire se quanto emerso da questo studio possa essere di supporto alla terapia farmacologica, che nella maggior parte dei pazienti deve essere personalizzata, sia in fase acuta che nella profilassi.
Brit Med J (IF=17.215) 374:n1448,2021. doi: 10.1136/bmj.n1448
OBESITÀ E RISCHIO CARDIOVASCOLARE
Che l’aumento di peso corporeo sia un fattore di rischio per l’insorgenza di eventi cardiovascolari è accertato da tempo. Ricercatori coreani hanno condotto una “revisione a ombrello” (umbrella review) per definire se esista una relazione causale tra incremento dell’adiposità e rischio di malattie cardiovascolari o mortalità. Le “revisioni a ombrello” analizzano i risultati di precedenti rassegne e meta-analisi, consentendo di verificare associazioni e relazioni causali tra un parametro ed eventi multipli (per. es. adiposità e tutti i possibili eventi cardiovascolari), ponendosi così a un livello più alto della ricerca scientifica; le meta-analisi, invece, analizzano le relazioni tra un parametro e un singolo end-point clinico. I ricercatori coreani hanno selezionato studi osservazionali e di randomizzazione mendeliana (RM), che valutavano l’associazione tra BMI e rischio cardiovascolare o mortalità: 12 revisioni sistematiche, 53 metanalisi (che includevano 501 studi) e 12 studi di RM.
Un aumento del BMI si associa a un maggiore rischio di malattie coronariche, scompenso cardiaco, fibrillazione atriale, stroke, ictus emorragico, ipertensione arteriosa, stenosi della valvola aortica, embolia polmonare, tromboembolismo venoso, mortalità cardiovascolare e mortalità totale. Ogni aumento del BMI di 5kg/m2 si associa a un aumento degli eventi che va dal 10% per l’ictus emorragico (RR=1.10; 95%CI 1.01-1.21) al 49% per l’ipertensione (RR 1.49; 95%CI 1.40-1.60). L’analisi degli studi di RM dimostra un effetto causale dell’obesità su tutti gli end-points cardiovascolari, eccetto lo stroke; non dimostra invece un effetto causale dell’obesità sulla mortalità totale.
Eur Heart J (IF=29.983) 42:3388,2021. doi: 10.1093/eurheartj/ehab454.