LA GESTIONE DELL’IPERCOLESTEROLEMIA FAMILIARE OMOZIGOTE: IL REPORT DEL CONSORZIO GLOBALE HICC

L’ipercolesterolemia familiare omozigote (HoFH) è una malattia genetica rara che causa elevati livelli di colesterolo LDL (LDL-C) e conseguente malattia cardiovascolare precoce. I dati di prognosi e le indicazioni attualmente disponibili per la gestione della patologia sono limitati a piccoli studi, per lo più condotti in Paesi ad alto reddito.
Per una valutazione contemporanea e sistematica delle caratteristiche, della diagnosi, del trattamento e degli outcome di questa patologia su scala globale, nel 2016 è nato il consorzio Homozygous Familial Hypercholesterolemia International Clinical Collaborators (HICC), che conta clinici e ricercatori coinvolti nella gestione di HoFH di 88 centri, tra cui anche il nostro Centro, in 38 Paesi diversi. L’HICC ha dato il via alla più grande raccolta retrospettiva su HoFH finora pubblicata, collezionando i dati di 751 pazienti.
La principale osservazione emersa dallo studio, pubblicato il 27 gennaio di quest’anno su The Lancet, è la grande disparità sanitaria tra Paesi nella gestione dell’HoFH. I pazienti provenienti da Paesi a basso reddito presentavano un quadro clinico più grave alla diagnosi, con livelli di LDL-C pretrattamento più elevati ed eventi cardiovascolari più precoci di una decade, rispetto a quelli di Paesi ad alto reddito. Solo il 56% dei pazienti, quasi tutti in Brasile e Sudafrica, ha ricevuto conferma genetica di HoFH, rispetto al 92% dei Paesi più ricchi.
L’utilizzo di farmaci ipolipidemizzanti ha consentito di ridurre i livelli di LDL-C in tutti gli HoFH, ma con riduzioni di quasi tre volte maggiori nei Paesi ad alto reddito, con una conseguente maggior quota di pazienti che raggiungono i target raccomandati dalle linee guida (66% vs 24% dei Paesi a basso reddito). Come emerso dal report, questo divario è legato soprattutto alla disparità di accesso tra i vari Paesi, non solo ai più efficaci farmaci ipolipidemizzanti di ultima generazione (inibitori di PCSK9, lomitapide), ma anche alle classiche terapie di associazione (statina + ezetimibe).
Dal report dell’HICC emerge ancora una volta come l’HoFH sia sottodiagnosticata e sottotrattata. L’utilizzo di terapie ipolipidemizzanti è sicuramente efficace e aumenta la sopravvivenza senza eventi CV, sottolineando l’importanza di una rivalutazione delle politiche sanitarie globali per ridurre le ineguaglianze e migliorare l’outcome di tutti i pazienti HoFH.
Lancet (IF=79.323) 2022 Jan 28:S0140-6736(21)02001-8.
https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/35101175/

I RICERCATORI DEL CENTRO PUBBLICANO NUOVI IMPORTANTI RISULTATI DELLE RICERCHE SUL DEFICIT DI LCAT

Il deficit familiare di LCAT (FLD) è una malattia molto rara del metabolismo delle HDL, dovuta a mutazioni genetiche che causano la perdita di funzione dell’enzima lecitina:colesterolo aciltransferasi (LCAT). La più grave manifestazione clinica nella FLD è la malattia renale, che ne rappresenta la principale causa di morbilità e mortalità, per la quale l’attuale unica possibilità terapeutica è la dialisi o il trapianto di rene. La prognosi è ancora sconosciuta e la velocità di deterioramento della funzione renale può essere molto variabile da paziente a paziente. Uno dei limiti degli studi sulle malattie rare, come il deficit di LCAT, è il numero limitato di casi disponibili, spesso insufficiente per condurre analisi che abbiano un sufficiente potere statistico. Grazie però alla collaborazione di diversi gruppi di studio è possibile ottenere un numero di casi adeguato. I ricercatori del Centro hanno raccolto i dati di 18 pazienti con FLD provenienti da diversi Centri italiani e seguiti in media per 12 anni. Ne è emerso che l’insufficienza renale si presenta a un’età mediana di 46 anni. Il trapianto renale, pur efficace nel breve-medio termine, non è risolutivo perché la funzionalità del rene trapiantato inizia presto a deteriorarsi, fino a una nuova condizione di insufficienza renale, che può ripresentarsi in una decina di anni. È poi emerso che livelli plasmatici elevati di colesterolo non esterificato sono predittivi di un più rapido deterioramento della funzione renale. Emerge quindi la necessità di una diagnosi precoce di FLD e l’urgenza di trattamenti efficaci che prevengano o rallentino l’accumulo di colesterolo non esterificato e la conseguente progressione della malattia renale.

Pavanello C, Ossoli A, Arca M, D’Erasmo L, Boscutti G, Gesualdo L, Lucchi T, Sampietro T, Veglia F, Calabresi L. Progression of chronic kidney disease in Familial LCAT Deficiency: a follow-up of the Italian cohort. J Lipid Res. 2020 Sep 30:jlr.P120000976. doi: 10.1194/jlr.P120000976.