COMPLICANZE A LUNGO TERMINE DEL DIABETE MELLITO DI TIPO 2 A INSORGENZA GIOVANILE

L’incidenza del diabete mellito di tipo 2 a esordio giovanile è aumentata parallelamente all’aumento del numero di bambini con obesità; negli Stati Uniti del 4,8% all’anno nel periodo dal 2002 al 2012. I processi patologici associati al diabete, compreso lo sviluppo di insulino-resistenza e il deterioramento della funzione delle cellule beta pancreatiche, progrediscono più rapidamente nel diabete di tipo 2 a esordio giovanile rispetto a quello dell’età adulta, aumentando il rischio di complicanze precoci.
I ricercatori dello studio TODAY hanno recentemente pubblicato i risultati del follow-up (dal 2011 al 2020) su 500 partecipanti (età 26,4±2,8 anni; tempo medio dalla diagnosi di diabete 13,3±1,8 anni).
L’incidenza cumulativa di ipertensione e dislipidemia è stata del 67,5% e del 51,6%. L’incidenza di malattia renale diabetica e neuropatia è stata del 54,8% e del 32,4%. La prevalenza di malattia retinica, comprese le fasi più avanzate, è stata del 13,7% nel periodo 2010-2011 e del 51,0% nel periodo 2017-2018. Il 60,1% dei partecipanti ha presentato almeno una complicanza, il 28,4% almeno due complicanze.
New Engl J Med (IF=91.253) 385:416,2021. DOI: 10.1056/NEJMoa2100165

EVOLOCUMAB NEI PAZIENTI PEDIATRICI CON IPERCOLESTEROLEMIA FAMILIARE ETEROZIGOTE

Prove crescenti suggeriscono che le alterazioni aterosclerotiche iniziano presto nella vita dei pazienti con ipercolesterolemia familiare e che la riduzione dei livelli di colesterolo LDL (LDL-C) anche nell’infanzia è importante per prevenire lo sviluppo di una malattia cardiovascolare aterosclerotica. Le statine sono il fondamento della terapia farmacologica dell’ipercolesterolemia familiare nei pazienti pediatrici, come negli adulti. Ezetimibe può essere aggiunto nel caso di un effetto insufficiente della sola statina, e le attuali linee guida raccomandano l’inizio del trattamento all’età di 8 o 10 anni. Nonostante un trattamento appropriato, spesso in questi pazienti non si raggiungono i livelli di LDL-C raccomandati dalle linee guida. Evolocumab, un anticorpo monoclonale diretto contro la proproteina convertasi subtilisina-kexina di tipo 9 (PCSK9), è ampiamente utilizzato nei pazienti ipercolesterolemici adulti.
Uno studio internazionale, che ha coinvolto anche ricercatori italiani, ha esaminato efficacia e sicurezza di evolocumab in 157 pazienti pediatrici (età 13,7±2,4 anni) con ipercolesterolemia familiare eterozigote, che avevano ricevuto un trattamento ipolipemizzante stabile per almeno 4 settimane prima dello screening e che avevano un livello di LDL-C ≥130 mg/dl. I pazienti sono stati assegnati in modo casuale in un rapporto 2:1 a ricevere iniezioni sottocutanee mensili di evolocumab (420 mg) o placebo. L’endpoint primario era la variazione percentuale del livello di LDL-C dal basale alla settimana 24.
Alla settimana 24, il valore medio di LDL-C era diminuito del 44,5% nel gruppo evolocumab e del 6,2% nel gruppo placebo. La variazione assoluta del livello di LDL-C è stata di -77,5 mg/dl nel gruppo evolocumab e -9,0 mg/dl nel gruppo placebo. L’incidenza di eventi avversi che si sono verificati durante il periodo di trattamento è stata simile nei gruppi evolocumab e placebo.
Evolocumab è quindi efficace nel ridurre il livello di LDL-C anche nei pazienti pediatrici con ipercolesterolemia familiare, senza causare rilevanti effetti collaterali.
New Engl J Med (IF=91.253) 383:1317,2021. doi: 10.1056/NEJMoa2019910.