DEMENZA. UNO STILE DI VITA SANO PROTEGGE ANCHE I SOGGETTI A ELEVATO RISCHIO GENETICO

La questione se sia più importante l’impronta genetica o lo stile di vita nel determinismo delle malattie è un dei temi più dibattuti nella comunità scientifica. Per la maggior parte delle patologie non monogeniche la genetica conferisce al più un rischio aumentato di malattia, non un determinismo assoluto. Per questo è così importante adottare un sano stile di vita, tanto più se in famiglia ricorrono alcune patologie.
Un nuovo studio appena pubblicato su JAMA e presentato in contemporanea all’Alzheimer’s Association International Conference 2019 indica che uno stile di vita sano può contrastare anche il rischio genetico di demenza. Lo studio retrospettivo ha analizzato i dati relativi a oltre 196 mila caucasici (47.3% maschi, 52.7% femmine), ultra-60enni, registrati nella UK Biobank. Per ciascun individuo è stato calcolato un indice di rischio genetico, analizzando la presenza di tutte le varianti genetiche associate alla demenza; gli individui sono stati poi categorizzati a rischio genetico basso (1° quintile, 20%), intermedio (2°-4° quintili, 60%) o elevato (5° quintile, 20%). Per quanto riguarda lo stile di vita, i soggetti sono stati suddivisi in tre categorie (sano, intermedio, malsano) definite sulla base dei dati auto-riferiti su abitudini alimentari, attività fisica, fumo e consumo di alcol; il 68% ha adottato uno stile di vita sano, il 24% uno stile intermedio e l’8% uno stile di vita malsano.
1.769 individui hanno sviluppato una demenza durante il follow-up di 8 anni; il 1.23% di quelli con score genetico elevato, e lo 0.63% di quelli con basso score genetico. Tra gli individui con score genetico elevato, l’incidenza di demenza è del 1.13% in coloro che hanno adottato un sano stile di vita e del 1.78% in chi invece segue uno stile di vita malsano.
È il primo studio ad analizzare se lo stile di vita può influenzare il rischio genetico di demenza. I risultati smantellano l’atteggiamento fatalistico nei confronti della demenza, dimostrando che esiste una sorta ‘libero arbitrio’ nel determinare il rischio individuale di demenza, che non tutto è scritto nei cromosomi, e che ciascuno di noi ha un ruolo e una responsabilità nello sviluppo della malattia.

JAMA (IF=51.273) 322:430,2019

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