Sul rapporto tra alimentazione e fragilità nella popolazione anziana ha indagato uno studio prospettico olandese. I ricercatori della Vrije Universiteit di Amsterdam hanno seguito 2.154 anziani statunitensi per quattro anni. Al reclutamento, i partecipanti avevano un’età compresa tra i 70 e gli 81 anni. La qualità dell’alimentazione seguita nell’anno precedente il reclutamento è stata analizzata mediante questionari e valutata utilizzando tre indicatori: qualità generale, utilizzando lo score “Healthy Eating Index” (HEI), che misura l’adeguatezza alle linee guida americane per una sana alimentazione, apporto calorico totale giornaliero e consumo giornaliero di proteine. Per quanto riguarda la fragilità, i partecipanti sono stati classificati sani se non avevano problemi cognitivi o di fragilità fisica, “pre-fragili” se avevano uno o due sintomi di fragilità; la condizione di “fragilità” era definita dalla presenza di 3-5 sintomi di fragilità (secondo il Fried’s test, che include: perdita di peso involontaria di oltre il 5% negli ultimi 12 mesi; debolezza della presa della mano o troppo dolore alle articolazioni per completare questa valutazione; fatica quotidiana; bassa velocità di camminata e inattività fisica).
Durante i 4 anni di follow-up 277 dei 2154 partecipanti (sani o pre-fragili al reclutamento) sono diventati fragili; dei 1.020 individui che erano sani al reclutamento, 629 sono diventati fragili o pre-fragili.
Gli anziani che seguivano un’alimentazione di scarsa qualità (secondo l’HEI) hanno fatto registrare quasi il doppio (+92%) della probabilità di diventare fragili rispetto a quelli con alimentazione di alta qualità; un’alimentazione di media qualità è stata associata a un rischio di fragilità del 40% più elevato (Figura). Non è stata osservata alcuna differenza significativa nel rischio di fragilità in funzione all’assunzione di proteine o all’apporto calorico totale.
Lo studio non ha indagato i potenziali meccanismi dell’associazione tra alimentazione e fragilità nell’anziano, ma si può ipotizzare che un’alimentazione equilibrata, specie se associata a un’adeguata attività fisica, sia in grado di rallentare la perdita di massa muscolare e di forza che si verifica con l’invecchiamento.
J Am Geriatr Soc (IF=4.113) 67:1835,2019