INTEGRATORI PER IL CONTROLLO DEL COLESTEROLO – IL PARADOSSO DEL RISO ROSSO FERMENTATO

 

Il riso rosso fermentato (RRF), che deve il suo nome alla caratteristica colorazione (Figura), è un componente tradizionale dell’alimentazione e medicina cinese, utilizzato da secoli per la preparazione di bevande alcoliche, come colorante per i cibi, e per “promuovere la digestione e la circolazione”. Viene ottenuto dalla fermentazione del comune riso da cucina (Oryza sativa) da parte di un lievito, chiamato Monascus purpureus, identificato e isolato nel 1895. Nel 1979 un ricercatore giapponese, Akira Endo, identificò una sostanza presente nel RRF, che chiamò monacolina K, in grado di ridurre la biosintesi del colesterolo attraverso l’inibizione dell’enzima chiave del processo, l’HMG-CoA reduttasi. Nell’anno successivo, lo stesso Endo stabilì l’identità tra monacolina K e lovastatina, il capostipite della formidabile classe di farmaci ipocolesterolemizzanti denominati statine, commercializzato con il nome di Mevacor, che condivide con la monacolina K la capacità di inibire l’HMG-CoA reduttasi. Non stupisce quindi che il riso rosso fermentato, o suoi estratti, abbiano la capacità di abbassare i livelli di colesterolo LDL nel sangue del 10-15%.

Mentre le statine di sintesi sono farmaci, e quindi il loro impiego è strettamente disciplinato dalle agenzie governative che regolano il mercato dei farmaci, l’impiego di estratti di RRF è ammesso nella produzione di integratori alimentari, purché rimanga entro certi limiti fissati dal Ministero (vedi sotto). Tutto ciò ha contribuito ad alimentare il fiorente mercato del riso rosso, spesso pubblicizzato in maniera eccessiva e scarsamente professionale. D’altra parte, l’acquirente medio è attirato dalla possibilità di migliorare il proprio quadro lipidico ricorrendo a un prodotto naturale, e per questo ritenuto privo di rischi.

Se le proprietà ipocolesterolemizzanti del RRF sono documentate, molto poco si sa infatti di eventuali effetti collaterali, potenzialmente simili a quelli delle statine di sintesi, a livello epatico e muscolare. È sorto quindi il problema dell’utilizzo di integratori alimentari contenenti RRF, e quindi monacolina K, anche se a dosaggi inferiori a quelli delle statine di sintesi (5-80 mg/die). Per quanto riguarda gli integratori alimentari in commercio in Italia, il dosaggio massimo consentito di monacolina K è di 3 mg/die, secondo la nota del Ministero della Salute 600.121AG21/2839 del 01/10/2003 e successiva circolare 600.12/AG21/3178 del 12/11/2003. Secondo il Ministero della Salute, “il limite predetto infatti, è stato individuato come il più idoneo ad assicurare adeguate garanzie di sicurezza d’uso e a mantenere entro limiti fisiologici gli effetti del prodotto, considerato il complesso dei costituenti dell’estratto di riso rosso fermentato. Esiste sempre la possibilità di effetti collaterali derivanti dal prolungato uso del riso rosso fermentato, effetti che possono essere paragonabili a quelli prodotti dalle moderne statine di sintesi”. Tuttavia, l’analisi di 12 diversi prodotti a base di RRF commercializzati negli USA ha rivelato contenuti molto variabili di monacolina K (da 0.1 a 10.09 mg per capsula da 600 mg di estratto).

Va ricordato poi che in Italia l’etichettatura degli integratori alimentari contenenti RRF ammette il riferimento a effetti favorevoli sul controllo del colesterolo plasmatico, senza alcun richiamo a un loro utilizzo in chiare situazioni patologiche, come le ipercolesterolemie, che richiedono interventi terapeutici su prescrizione medica.

Quindi, PRESTATE ATTENZIONE quando acquistate integratori alimentari contenenti riso rosso fermentato, e DISCUTETENE SEMPRE L’UTILIZZO CON IL VOSTRO MEDICO.

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