Questo studio ha valutato l’associazione tra la cessazione del fumo, le successive variazioni del peso corporeo (valutato come indice di massa corporea, BMI) e il rischio di infarto miocardico e ictus. A partire dai dati del National Health Insurance Service relativi al periodo 2002-2013, è stato condotto uno studio prospettico di coorte nel quale 108.242 uomini di età > 40 anni e senza storia di infarto o ictus sono stati suddivisi nei seguenti sottogruppi: fumatori; individui che avevano cessato di fumare, con aumento, riduzione o nessuna variazione del BMI; non fumatori. Durante il follow-up di 8 anni si sono verificati 1.420 casi di infarto miocardico e 3.913 casi di ictus. Tra i partecipanti che avevano smesso di fumare, 1.633 hanno avuto un incremento del BMI > 1 kg/m2 (mediana 1.54). Come atteso, il rischio di infarto e ictus era ridotto (rispettivamente del 63% e del 32%) nei non fumatori rispetto ai fumatori. Tra coloro che avevano smesso di fumare, il rischio di infarto e ictus era ridotto rispetto ai fumatori, sia che avessero aumentato il peso (-67% e -25%), o che il peso non fosse cambiato (-45% e -25%); paradossalmente, smettere di fumare perdendo peso era molto meno efficace nel ridurre il rischio di infarto (-9%) e ictus (-14%, entrambi non significativi).
Sembra quindi che l’eventuale aumento di peso in seguito alla cessazione del fumo non faccia male al cuore e al cervello.
Eur Heart J (IF=20.212) 39:1523,2018