CARBOIDRATI, GRASSI E MORTALITÀ: LO STUDIO PURE RIACCENDE LA DISCUSSIONE

I dati più numerosi in letteratura sulla relazione fra macronutrienti e mortalità e morbilità provengono da studi eseguiti su popolazioni europee e americane, quelle con il più simile stile di vita e dove gli eccessi alimentari sono più frequenti. Come raccontavo la scorsa settimana, lo studio PURE (Prospective Urban Rural Epidemiology), ha monitorato più di 130000 soggetti fra 35 e 70 anni di età, arruolati in 18 Paesi a diverso sviluppo socio-economico e reddito, distribuiti in 5 continenti.

Durante il follow-up di 7.4 anni si è osservato che un progressivo aumento del consumo giornaliero di carboidrati aumentava il rischio di mortalità totale ma non degli eventi e della mortalità cardiovascolari (Figura). L’aumento del consumo di grassi totali e dei vari tipi di grassi (saturi, monoinsaturi e polinsaturi) era associato invece a una riduzione della mortalità totale, ma non degli eventi e della mortalità cardiovascolari. In altre parole, meglio mangiare grassi che carboidrati. Gli autori concludono (provocatoriamente) proponendo una revisione delle linee-guida nutrizionali, generalmente improntate a un contenimento del consumo di grassi alimentari. Nei paesi europei e nordamericani, infatti il consiglio è di limitare l’apporto alimentare di grassi saturi, sostituendo i grassi animali con oli vegetali, carboidrati complessi e cereali integrali. È il momento di cambiare impostazione? Sembra per lo meno prematuro. Rimangono ancora molte questioni aperte (per es. quali meccanismi sottendono i risultati dello studio PURE?) e sarà necessario un approfondimento delle ricerche con trials randomizzati controllati prima di modificare le attuali raccomandazioni (almeno nei paesi occidentali).

Lancet (IF=47.83) 390:2050,2018

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