Questa rassegna raccoglie una trattazione completa sulla colchicina, spaziando dalla storia, al meccanismo d’azione, alle indicazioni e i possibili effetti collaterali. La colchicina è uno dei più antichi rimedi utilizzati per curare le malattie. Deriva dal bulbo della pianta Colchicum autumnale (figura). Già nell’antico Egitto un estratto utilizzato per il dolore alle articolazioni veniva menzionato nel papiro di Ebers, un manoscritto medico scritto intorno al 1500 ac. L’ingrediente attivo, la colchicina, è stata isolata nel 1800 da due chimici francesi, Pierre-Joseph Pelletier e Joseph Caventou.
Nonostante il suo diffuso utilizzo, l’esatto meccanismo d’azione della colchicina è ancora poco chiaro. Il target cellulare primario è stato identificato negli anni 50-60 nei microtubuli, struttura chiave del citoscheletro cellulare, essenziali per svariate funzioni, come il mantenimento della forma cellulare, in traffico intracellulare, la secrezione di citochine, la migrazione cellulare, la regolazione di canali ionici e la divisione cellulare. La colchicina lega gli eterodimeri di tubulina e ne altera la conformazione, prevenendo la crescita dei microtubuli a basse dosi, e promuovendo la depolimerizzazione ad alte dosi. L’effetto antinfiammatorio della colchicina deriva dalla combinazione di varie azioni: viene inibita la formazione dell’inflammosoma e l’espressione dell’interleuchina 1-b e di altre interleuchine proinfiammatorie; viene ostacolata la chemiotassi dei neutrofili, la loro l’adesione e mobilizzazione. Inoltre può interferire nell’interazione neutrofili-piastrine, che gioca un ruolo importante nell’aterotrombosi.
Storicamente indicata nel trattamento acuto della gotta, la colchicina viene utilizzata in cardiologia nel trattamento della pericardite acuta e cronica e nella prevenzione della sindrome post pericardiectomia. Più recentemente sono state introdotte nuove indicazioni, nella prevenzione secondaria della cardiopatia ischemica, nella prevenzione della ristenosi coronarica in soggetti sottoposti ad angioplastica o a rivascolarizzazione chirurgica, nella riduzione della fibrillazione atriale dopo interventi di cardiochirurgia e in generale delle recidive in pazienti con fibrillazione atriale parossistica.
Nonostante casi clinici isolati di miotossicità dopo uso concomitante con statina, una recente revisione dell’ American Heart Association ha mostrato che non ci sono rischi nella co-somministrazione di colchicina e statina in pazienti senza malattia renale avanzata.
Eur Heart J (IF=29.983) 42:2745,2021 doi: 10.1093/eurheartj/ehab221