Il trigliceride è un grasso formato dall’unione di una molecola di glicerolo con tre acidi grassi. Trigliceridi sono il burro, l’olio, il grasso della carne (e anche il grasso del nostro adipe). Possono essere fluidi, come l’olio, oppure duri e rigidi, come il burro. Poiché i trigliceridi non si sciolgono in acqua, viene da domandarsi come possano circolare nell’ambiente acquoso del sangue. La natura ha fortunatamente inventato le lipoproteine, che consentono di veicolarli in circolo assieme al colesterolo, ai fosfolipidi e a proteine specifiche chiamate apolipoproteine. Le lipoproteine che trasportano i trigliceridi nel sangue sono di due tipi: i chilomicroni, prodotti nell’intestino, che trasportano trigliceridi di origine alimentare, e le lipoproteine a bassissima densità (very-low density lipoproteins, VLDL), prodotte nel fegato, che trasportano trigliceridi di sintesi epatica. I trigliceridi svolgono nel nostro organismo la funzione di riserva energetica. Vengono trasportati dalle lipoproteine dai siti di assorbimento (intestino) e biosintesi (fegato) al tessuto adiposo, da cui vengono mobilizzati al momento del bisogno, per raggiungere altri tessuti dove vengono metabolizzati producendo energia.
Negli adulti la concentrazione di trigliceridi nel sangue è considerata normale quando è inferiore a 150 mg/dL. Quando sale al di sopra di tale valore si parla di ipertrigliceridemia, una condizione che mette a rischio la funzionalità delle arterie e dell’apparato cardiovascolare. Una trigliceridemia elevata è frequente in malattie metaboliche, come l’obesità e il diabete; quando è molto elevata, oltre 1000 mg/dL, può portare alla pancreatite, che può richiedere una terapia chirurgica d’urgenza.