INVECCHIARE BENE: UNO STILE DI VITA SANO RITARDA LO SVILUPPO DI MALATTIE CRONICHE

Mangiare sano, svolgere un’attività fisica regolare, smettere di fumare e consumare poco alcol. Sono queste le regole per vivere meglio e più a lungo, ma anche per ridurre il rischio di malattie croniche e degenerative. Lo conferma uno studio che dimostra come uno stile di vita sano permetta di ritardare lo sviluppo di malattie croniche di 7-10 anni. Un risultato importante, in un’epoca in cui la popolazione mondiale raggiunge in media i 72 anni e in cui il numero di individui di età pari o superiore a 60 anni, secondo le stime dell’OMS, dovrebbe raggiungere i 2 miliardi nel 2050.
I ricercatori hanno esaminato lo stile di vita e le condizioni di salute di 73.196 donne per 34 anni e di 38.366 uomini per 28 anni. Lo stile di vita è stato analizzato valutando 5 diversi parametri: alimentazione (sana quando il punteggio nell’indice Alternative Healthy Eating è >40); assunzione di alcol (donne 5-15 g/die, uomini 5-30 mg/die); attività fisica (da moderata a vigorosa per almeno 30 minuti al giorno); peso corporeo (BMI 18.5-24.9 kg/m2); fumo di sigaretta (non aver mai fumato).
A 50 anni l’aspettativa di vita senza malattie croniche (cardiovascolari, diabete, cancro) delle donne che non rispettavano i 5 parametri è stata di 23.7 (95%CI 22.6-24.7) anni; è salita a 34.4 (95%CI 33.1-35.5) anni nelle donne che rispettavano 4-5 parametri. Negli uomini l’aspettativa di vita è stata rispettivamente di 23.5 (95%CI 22.3-24.7) e 31.1 (95%CI 29.5-32.5) anni.

In altri termini, le donne e gli uomini che hanno adottato uno stile di vita sano hanno guadagnato circa 10 e 8 anni di vita in buona salute rispetto a coloro che hanno adottato uno stile di vita poco sano.
Gli autori concludono che le politiche pubbliche volte al miglioramento dell’alimentazione e che favoriscono uno stile di vita sano sono fondamentali per migliorare l’aspettativa di vita e in particolare l’aspettativa di vita in buona salute.

Brit Med J (IF=27.604) 308:16669,2020

UN ITALIANO DI 75 ANNI NE DIMOSTRA BIOLOGICAMENTE 65

A 65 anni ci si può sentire come un cinquantenne o come un ottuagenario. Il fenomeno è sotto gli occhi di tutti ed è dettato da una combinazione di d geni ereditati, stile di vita e contesto ambientale. La differenza tra età anagrafica ed età biologica è stata oggetto di uno studio condotto in varie nazioni del mondo. Utilizzando i dati del “Global Burden of Diseases, Injuries, and Risk Factors Study” (2017), i ricercatori hanno calcolato per ogni nazione un indice (DALYs, Disability Adjusted Life Years), che riflette l’insieme di morbilità e mortalità correlate all’età, derivanti da 92 patologie. Tanto maggiore è il DALYs, tanto peggiore è lo stato di salute, tanto maggiore è l’età biologica. Le patologie correlate all’età che maggiormente contribuiscono all’accumulo di DALYs sono cardiopatia ischemica, emorragia cerebrale e broncopneumopatia cronico-ostruttiva (BPCO).
La bandiera nera della ‘classifica’ stilata dai ricercatori americani va alla Papua Nuova Guinea, con il peggiore stato di salute correlato all’età e oltre 506.6 DALYs/1000 adulti, quasi cinque volte quelli totalizzati dalla Svizzera, con 104.9 DALYs/1000 adulti. Nella parte centrale della classifica gli USA (53° posto) con 161.5 DALYs/1000 adulti, che si collocano così tra Algeria (52° posto, 161.7 DALYs/1000 adulti) e Iran (54° posto, 164.8 DALYs/1000 adulti). L’Italia conquista un rilevante 5° posto, con 115.2 DALYs/1000 adulti. Questi valori di DALYs si traducono in un gap di trent’anni tra le nazioni con minore e maggiore ‘età biologica’: le condizioni di salute tipiche di un 65enne (assunte come riferimento) si raggiungono a 76.1 anni in Svizzera, ma solo a 45.6 anni in Papua Nuova Guinea; un nostro connazionale mostra l’età biologica di un 65enne a quasi 75 anni (74.8).
L’aumento dell’aspettativa di vita può rappresentare sia un’opportunità, che una minaccia per il welfare  delle popolazioni, a seconda dei problemi di salute correlati all’età che le persone sviluppano, indipendentemente dall’età anagrafica. Le patologie correlate all’età possono portare infatti al pensionamento anticipato, a una contrazione della forza lavoro e a un  aumento della spesa sanitaria. Le autorità governativa e gli altri stakeholder implicati nei sistemi sanitari devono sapere a quale età le persone cominciano a risentire degli effetti negativi dell’invecchiamento.

La top ten delle Nazioni i cui abitanti dimostrano un’età biologica di 65 anni a un’età anagrafica più avanzata. 1. Svizzera: 76.1 anni; 2. Giappone: 76.1 anni; 3. Francia: 76.0 anni; 4. Singapore: 76.0 anni; 5. Kuwait: 75.3 anni; 6. Corea del Sud: 75.1 anni; 7. Spagna: 75.1 anni; 8. Italia: 74.8 anni; 9. Porto Rico: 74.6 anni; 10. Perù: 74.3 anni.
La top ten delle Nazioni i cui abitanti dimostrano un’età biologica di 65 anni a un’età anagrafica minore. 1. Papua New Guinea: 45.6 anni; 2. Isole Marshall: 51.0 anni; 3. Afghanistan: 51.6 anni; 4. Vanuatu: 52.2 anni; 5. Isole Solomon: 53.4 anni; Repubblica Centrafricana: 53.6 anni; 7. Lesotho: 53.6 anni; 8. Kiribati: 54.2 anni; 9. Guinea-Bissau: 54.5 anni; 10. Stati Federati della Micronesia: 55.0 anni.

Lancet Public Health 4:e159,2019