Dalla Dietista del Centro, Raffaella Bosisio

Il mirtillo nero è ricco di principi salutari: in particolare, i glucosidi antocianici hanno proprietà capillaroprotettrice, inibendo l’attività di enzimi che distruggono il connettivo e il tessuto elastico dei capillari. Le antocianine promuovono la rigenerazione della porpora retinica (rodopsina), favorendo la visione notturna. Il mirtillo rosso, conosciuto come cranberry, è un buon antisettico. Viene utilizzato nella prevenzione delle infezioni urinarie grazie alla sua capacità di ridurre l’adesività dei batteri alla parete vescicale. Anche questa proprietà è dovuta alla presenza delle antocianine, in particolare del tipo A.
L’arancia è un frutto ipocalorico: per ogni 100 grammi ha un apporto calorico di 38 Kcal. Ricca di vitamina C, basta una porzione per coprirne il nostro fabbisogno giornaliero (RDA). Questo micronutriente è indispensabile per la crescita e salute cellulare essendo un buon antiossidante, che contrasta i danni causati dai radicali liberi. Aiuta il riassorbimento del ferro soprattutto quello di forma non eme presente nei vegetali.
Il melograno è un frutto autunnale con succosi arilli rossi che sono la parte edibile del frutto. Presenta molte qualità, ma la sua proprietà antiossidante è la più importante. I flavonoidi contenuti preservano le cellule dai danni dei radicali liberi. Ha un buon contenuto di minerali (potassio) e acqua, rendendolo un frutto con proprietà depurative.

I pazienti che si collocavano nel terzile con PWV più elevata (>10.3 m/s) presentavano un rischio maggiore di aggravamento della MRC (HR 1.25, 95% CI 0.98-1.58) e di mortalità (HR 1.72, 95% CI 1.24–2.38). Gli Autori suggeriscono di utilizzare la PWV nel valutare il rischio di peggioramento della malattia e di morte nei pazienti con MRC, e identificano nella rigidità arteriosa un potenziale bersaglio per terapie volte a ridurre i rischi connessi con la malattia.
In generale, l’impatto dei fattori di rischio diminuisce con l’età. In particolare, all’aumentare dell’età si attenua l’impatto dell’obesità e del fumo sul rischio di infarto, e della pressione arteriosa sistolica sul rischio di ictus e insufficienza cardiaca. Rimane invece elevato il rischio di infarto dovuto all’aumento del colesterolo-LDL, e il rischio di insufficienza cardiaca dovuto all’obesità e al diabete.
La mortalità totale è ridotta del 20% e del 35% negli individui che svolgono un’attività fisica moderata (150-750 minuti/settimana di attività fisica moderata) o intensa (>750 minuti/settimana), rispetto a quelli con una scarsa attività fisica (<150 minuti/settimana) (Figura). Come atteso, l’attività fisica riduce anche gli eventi e la mortalità cardiovascolari. Il pregio di questo studio sta, oltre che nell’ampio numero di soggetti analizzati, nella distribuzione assai eterogenea delle popolazioni esaminate. I ricercatori hanno così potuto stabilire che l’effetto protettivo dell’attività fisica è indipendente dal reddito e dalla qualità (ricreativa o lavorativa) dell’attività fisica svolta.
Nel Mondo la prevalenza di obesità è aumentata dal 0.7% nel 1975 al 5.6% nel 2016 nelle femmine e dal 0.9% al 7.8% nei maschi (figura). Ma la tendenza differisce in varie aree del Mondo. Così, negli anni più recenti, il BMI non è cambiato in Europa e Nord-America, ma è aumentato in Asia.