FRUTTI A COLAZIONE

Dalla Dietista del Centro, Raffaella Bosisio
 

Il mirtillo nero è ricco di principi salutari: in particolare, i glucosidi antocianici hanno proprietà capillaroprotettrice, inibendo l’attività di enzimi che distruggono il connettivo e il tessuto elastico dei capillari. Le antocianine promuovono la rigenerazione della porpora retinica (rodopsina), favorendo la visione notturna. Il mirtillo rosso, conosciuto come cranberry, è un buon antisettico. Viene utilizzato nella prevenzione delle infezioni urinarie grazie alla sua capacità di ridurre l’adesività dei batteri alla parete vescicale. Anche questa proprietà è dovuta alla presenza delle antocianine, in particolare del tipo A.

L’arancia è un frutto ipocalorico: per ogni 100 grammi ha un apporto calorico di 38 Kcal. Ricca di vitamina C, basta una porzione per coprirne il nostro fabbisogno giornaliero (RDA). Questo micronutriente è indispensabile per la crescita e salute cellulare essendo un buon antiossidante, che contrasta i danni causati dai radicali liberi. Aiuta il riassorbimento del ferro soprattutto quello di forma non eme presente nei vegetali.

Il melograno è un frutto autunnale con succosi arilli rossi che sono la parte edibile del frutto. Presenta molte qualità, ma la sua proprietà antiossidante è la più importante. I flavonoidi contenuti preservano le cellule dai danni dei radicali liberi. Ha un buon contenuto di minerali (potassio) e acqua, rendendolo un frutto con proprietà depurative.

QUATTRO COLAZIONI A CONFRONTO

Dalla Dietista del Centro, Raffaella Bosisio

Colazione 1. Biscotti secchi gr. 30, 125 Kcal; Succo di arancia ml. 200, 135 Kcal; Noci gr. 30, 175 Kcal. Totale: 435 Kcal; fibra solubile 1.95 gr; fibra insolubile 4.01 gr.

Colazione 2. Pane integrale gr. 40, 97 Kcal; Latte di riso ml. 200, 140 Kcal; Mela gr. 200, 106 Kcal. Totale: 343 Kcal; fibra solubile 1.56 gr; fibra insolubile 5.02 gr.

Colazione 3. Cereali gr. 30, 94 Kcal; Latte di avena ml. 200, 110 Kcal, Mirtilli gr. 50, 12 Kcal. Totale: 216 Kcal; fibra solubile 0.80 gr; fibra insolubile 1.20 gr.

Colazione 4. Fette biscottate gr. 30, 113 Kcal; Latte di soia ml. 200, 64 Kcal; Fragole gr. 100, 27 Kcal. Totale: 204 Kcal; fibra solubile 0.89 gr; fibra insolubile 2.75 gr.

LA PULSE WAVE VELOCITY È UN PREDITTORE DI MORTALITÀ E PROGRESSIONE DELLA MALATTIA RENALE CRONICA

Come è noto, i pazienti con malattia renale cronica (MRC) sono esposti a un aggravamento della funzionalità renale e a un elevato rischio di morte. Questo studio prospettico di coorte ha analizzato l’influenza della rigidità arteriosa sulla progressione della MRC e sulla mortalità in pazienti con funzione renale ridotta arruolati nello studio CRIC (Chronic Renal Insufficiency Cohort), utilizzando la Pulse Wave Velocity (PWV) come misura della rigidità della parete arteriosa (ne abbiamo già parlato su questa pagina; potete trovare gli articoli su www.centrogrossipaoletti.org). Sono stati arruolati 2.795 pazienti con età media pari a 60 anni (56.4% di sesso maschile), di cui il 47.3% affetto da diabete mellito; la media del filtrato glomerulare stimato al reclutamento era di 44.4 ml/min/1.73 m2. Durante il follow-up, 628 pazienti hanno mostrato un aggravamento della MRC, definito come sviluppo di end-stage renal disease (ESRD) o riduzione del filtrato glomerulare di almeno il 50%; 394 pazienti sono deceduti.

I pazienti che si collocavano nel terzile con PWV più elevata (>10.3 m/s) presentavano un rischio maggiore di aggravamento della MRC (HR 1.25, 95% CI 0.98-1.58) e di mortalità (HR 1.72, 95% CI 1.24–2.38). Gli Autori suggeriscono di utilizzare la PWV nel valutare il rischio di peggioramento della malattia e di morte nei pazienti con MRC, e identificano nella rigidità arteriosa un potenziale bersaglio per terapie volte a ridurre i rischi connessi con la malattia.

Hypertension (IF=6.823) 71:1101,2018

I FATTORI DI RISCHIO CARDIOVASCOLARE HANNO LO STESSO IMPATTO NELL’ADULTO E NELL’ANZIANO?

Per rispondere a questa domanda ricercatori Scandinavi hanno seguito per più di 40 anni 2322 maschi, che avevano 50 anni nel 1970-74. Hanno così analizzato il variare con l’invecchiamento dell’impatto dei classici fattori di rischio cardiovascolare (BMI, LDL-colesterolo, pressione arteriosa, glicemia e fumo) su tre outcomes cardiovascolari: infarto miocardico (AMI), ictus (stroke) e insufficienza cardiaca (HF).

In generale, l’impatto dei fattori di rischio diminuisce con l’età. In particolare, all’aumentare dell’età si attenua l’impatto dell’obesità e del fumo sul rischio di infarto, e della pressione arteriosa sistolica sul rischio di ictus e insufficienza cardiaca. Rimane invece elevato il rischio di infarto dovuto all’aumento del colesterolo-LDL, e il rischio di insufficienza cardiaca dovuto all’obesità e al diabete.

Questi dati suggeriscono di adattare all’avanzare dell’età le strategie di prevenzione cardiovascolare attraverso la correzione dei tradizionali fattori di rischio.

J Amer Heart Ass (IF=4.450) 7:e007061,2018

L’ATTIVITÀ FISICA ALLUNGA LA VITA

Abbiamo già parlato su questa pagina dello studio PURE (Prospective Urban Rural Epidemiology), che ha monitorato più di 130000 soggetti fra 35 e 70 anni di età, arruolati in 18 Paesi a diverso sviluppo socio-economico e reddito, distribuiti in 5 continenti. In questa analisi i ricercatori hanno esaminato la relazione tra quantità/tipologia di attività fisica e mortalità.

La mortalità totale è ridotta del 20% e del 35% negli individui che svolgono un’attività fisica moderata (150-750 minuti/settimana di attività fisica moderata) o intensa (>750 minuti/settimana), rispetto a quelli con una scarsa attività fisica (<150 minuti/settimana) (Figura). Come atteso, l’attività fisica riduce anche gli eventi e la mortalità cardiovascolari. Il pregio di questo studio sta, oltre che nell’ampio numero di soggetti analizzati, nella distribuzione assai eterogenea delle popolazioni esaminate. I ricercatori hanno così potuto stabilire che l’effetto protettivo dell’attività fisica è indipendente dal reddito e dalla qualità (ricreativa o lavorativa) dell’attività fisica svolta.

I ricercatori concludono che incrementare l’attività fisica è una strategia a basso costo per allungare la vita e migliorarne la qualità.

Lancet (IF=53.254) 390:2643,2017

L’OBESITÀ NEI GIOVANI CONTINUA A CRESCERE. MA NON IN TUTTE LE AREE DEL MONDO

Questo è probabilmente il più grande studio mai condotto sulla prevalenza dell’obesità nei giovani e la sua variazione negli anni. I ricercatori hanno collezionato e analizzato dati su 31.5 milioni di bambini-adolescenti (5-19 anni) in 200 Paesi, negli anni dal 1975 al 2016.

Il parametro di riferimento è il BMI, ma le categorie sono diverse da quelle che siamo abituati a considerare, per cercare di uniformare i dati provenienti da Paesi molto diversi; così il sovrappeso viene definito da un BMI superiore di 1-2 deviazioni standard alla mediana del valore di riferimento stabilito dall’OMS, e l’obesità da un BMI superiore di 2 SD al riferimento dell’OMS.

Nel Mondo la prevalenza di obesità è aumentata dal 0.7% nel 1975 al 5.6% nel 2016 nelle femmine e dal 0.9% al 7.8% nei maschi (figura). Ma la tendenza differisce in varie aree del Mondo. Così, negli anni più recenti, il BMI non è cambiato in Europa e Nord-America, ma è aumentato in Asia.

Lancet (IF=53.254) 390:2627,2017

IL CAFFÈ ALLUNGA LA VITA

Abbiamo già parlato della capacità del caffè di ridurre la mortalità, da quella cardiovascolare a quella per tumori. Ma cosa succede nei soggetti portatori di quei polimorfismi che influenzano il metabolismo della caffeina, soprattutto in caso di elevato consumo, cioè oltre le 5 tazze di caffè al giorno?

La ricerca ha analizzato il potenziale effetto sulla mortalità di un’alterazione nel metabolismo della caffeina, definita da un punteggio genico di polimorfismi (in AHR, CYP1A2, CYP2A6 e POR) che influenzano il metabolismo della caffeina, su un totale di circa mezzo milione di partecipanti allo studio UK Biobank, per i quali si disponeva di dati completi circa il consumo di caffè e l’abitudine tabagica. L’età media dei partecipanti è di 57 anni, il 54% è di sesso femminile, il 78% consuma caffè. Nell’arco dei 10 anni di follow-up si sono verificati 14.225 decessi e, come atteso, il consumo di caffè è risultato inversamente correlato alla mortalità per tutte le cause. In particolare, rispetto ai non bevitori di caffè, la mortalità è ridotta del 12-16% in chi consuma almeno 2 tazze di caffè al giorno. L’effetto protettivo del caffè è indipendente dalla tipologia di caffè consumato (istantaneo, macinato, decaffeinato), e non è influenzato dai polimorfismi genetici che modificano il metabolismo della caffeina.
Istantaneo, macinato o decaffeinato, il caffè è per tutti un elisir di lunga vita.

 JAMA Intern Med (IF=19.989) 2018 Jul 2. doi:10.1001/jamainternmed.2018.2425

INTEGRATORI ALIMENTARI E PREVENZIONE CARDIOVASCOLARE. LA PRESA DI POSIZIONE DELL’AIIPA: “POSSONO ESSERE UTILI MA NON SOSTITUIRE UNA DIETA SANA”

Una corretta informazione scientifica sugli integratori e sul loro uso a complemento dell’alimentazione. Con questo obiettivo Integratori Italia, gruppo dell’Associazione Italiana Industrie Produttori Alimentari (AIIPA), che fa capo a Confindustria, prende posizione sulla rassegna del St. Michael’s Hospital e dell’università di Toronto, pubblicata dal Journal of the American College of Cardiology (ne abbiamo parlato la scorsa settimana). Queste le osservazioni dell’AIIPA.

Lo studio del St. Michael’s Hospital e dell’università di Toronto, attraverso una meta-analisi di 170 lavori precedenti, ha analizzato la correlazione tra l’uso di integratori di vitamine e minerali e il rischio di eventi cardiovascolari come l’infarto, o di morte per qualunque causa. I risultati di un così vasto numero di studi non sono di facile confronto, in quanto ciascuno di essi prevede l’impiego di differenti dosaggi dei vari principi presi in esame.

Inoltre, i soggetti esaminati presentano caratteristiche diverse (per età, sesso, stile di vita e stato di salute), e assumono questi principi per periodi di tempo differenti; gli integratori alimentari sono alimenti, il cui obiettivo primario è quello di integrare la normale dieta contribuendo al benessere dell’organismo. In quanto alimenti, gli integratori non possono in alcun modo fare riferimento a proprietà di prevenzione, trattamento o cura di malattie, ma solo ad effetti di natura nutritiva o fisiologica.

In particolare, gli integratori di vitamine e minerali, in Italia e nel mondo, non vengono abitualmente impiegati per ridurre il rischio di infarto o di morte, ma per obiettivi di salute differenti, come il completamento dell’apporto dietetico degli stessi composti (si pensi all’uso della vitamina B12 nei vegani o degli integratori di Calcio e vitamina D nelle persone a rischio di osteoporosi), e comunque a supporto delle funzioni fisiologiche di soggetti sani.

Il miglioramento dello stato complessivo di salute che può essere ottenuto impiegando correttamente questi composti è confermato da una normativa europea rappresentata dal Regolamento (CE) 1924/2006 sui claims che ha sottoposto a valutazione da parte di Efsa e ad autorizzazione le indicazioni sulla salute attualmente utilizzabili. Lo studio ha documentato l’effetto protettivo di alcune vitamine del gruppo B sul rischio di ictus e la riduzione, associata all’uso dei multivitaminici, della mortalità per tutte le cause (-5%), che sfiora la significatività statistica (p=0.12).

In conclusione, l’AIIPA ribadisce che gli integratori non possono in alcun modo sostituire una dieta sana ed equilibrata, ma il loro uso può essere utile in particolari momenti della vita, come ad esempio la gravidanza e la menopausa, o nel supportare le funzioni fisiologiche del nostro organismo al fine di mantenere un buono stato di salute.

INTEGRATORI ALIMENTARI (VITAMINE E MINERALI) NELLA PREVENZIIONE CARDIOVASCOLARE

Ricercatori franco-canadesi hanno condotto una meta-analisi per verificare l’efficacia di integratori alimentari contenenti vitamine e/o minerali nella prevenzione cardiovascolare. Hanno esaminato 179 studi randomizzati, i cui risultati sono stati pubblicati tra il 2012 e il 2017.

 

 

Nessuno dei 4 integratori più utilizzati (multivitaminici, vitamina C, vitamina D e calcio) riduce in modo significativo gli eventi cardiovascolari e la mortalità. 4 integratori producono effetti significativi su eventi cardiovascolari e mortalità. L’acido folico riduce del 20% gli ictus e del 17% gli eventi cardiovascolari. La vitamina B riduce del 10% gli ictus. La vitamina B3 (acido nicotinico o niacina) e gli antiossidanti aumentano la mortalità totale del 4% e del 6%.

Gli Autori concludono che non è dimostrata l’efficacia di integratori a base di vitamine e minerali nel ridurre gli eventi cardiovascolari e la mortalità; pertanto, il rischio/beneficio del loro utilizzo deve essere accuratamente valutato.

J Amer Coll Cardiol (IF=16.834) 71:2570,2018